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Rischio di Incendio Boschivo in Lombardia

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Il periodo di  massima pericolosità in Lombardia è in febbraio,
mentre al centro sud è soprattutto nei mesi estivi.
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Questo è dovuto alla siccità della stagione e dal periodo di quietanza vegetativa che riduce notevolmente l’idratazione delle piante aumentando il rischio di infiammabilità. In altre parole basta guardarsi intorno e vedere che è tutto secco.
Così ogni anno ai primi di Febbraio la regione decreta il periodo di “massima pericolosità incendi boschivi”  e la durata del provvedimento dipende dall’andamento delle condizioni atmosferiche.
“Nei periodi di massima pericolosità, oltre al divieto assoluto di accendere fuochi, è vietato, all’interno del bosco far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, motori, fornelli o inceneritori che producano braci o faville, fumare e compiere ogni operazione che possa creare pericolo mediato o immediato di incendio” (art.29 del Regolamento  Regionale n°1, 23 febbraio 1993).
La preoccupazione del legislatore è dovuta al fatto che negli ultimi anni il problema degli incendi boschivi ha assunto dimensioni a dir poco drammatiche, infatti nel decennio passato in Italia si sono perduti, per detta causa, più di 500 mila ettari di bosco e neppure le azioni di rimboschimento e di ricostituzione boschiva sono riuscite a rimediare alle recenti devastazioni.
Ogni anno, quasi a scadenze prestabilite, si ripete questo gravissimo problema, con ingentissimi danni, sia economici che ecologici, e solo l'azione di prevenzione e di spegnimento fa si che lo stesso non risulti più grave.



Lo scoppio d'un incendio ha una causa scatenante, la scintilla, ed una situazione predisponente il fenomeno, rappresentata dall'aridità più o meno accentuata del suolo e della vegetazione.
Le condizioni che influenzano l'inizio e la propagazione dell'incendio, sono principalmente rappresentate:

  • dalla quantità d'acqua che si trova nei tessuti delle piante, che può variare dal 2 al 200% nei tessuti morti, in dipendenza delle condizioni atmosferiche ed in particolar modo dell'umidità relativa dell'aria;

  • dal vento, che oltre a favorire l'afflusso dell'ossigeno, quale comburente, determina l'avanzamento della linea del fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco;

  • dalla quantità, dimensioni, disposizioni dei materiali combustibili, i quali, se sottili e non pressati, offrono maggiore superficie esterna all'ossigeno comburente.


Una correlazione interessante e’ quella degli incendi boschivi con la circolazione veicolare. Infatti si vede che ad un progressivo aumento degli autoveicoli circolanti e dello sviluppo viario, aumentano in progressione gli incendi boschivi. E dal rilevamento dei punti d'innesco del fuoco si evince come moltissimi incendi abbiano inizio dal bordo di strade ed autostrade.

L’incendio di un bosco non esplode improvvisamente, infatti inizia con il fuoco basso, che interessa erba secca, lettiera con foglie marcescenti, piccoli arbusti come le ginestre e cespugli, passa poi al fuoco medio che avvolge piccoli arbusti, alberi da frutto e le chiome più basse di alberi adulti e termina infine con il fuoco generale in cui viene coinvolto un intero bosco o parte di esso. Dalla prima fase (fuoco basso), alla terza (fuoco generale), intercorre sempre un certo tempo che può variare a seconda dell’ora del giorno (le ore più pericolose sono dalle 11 di mattina alle 18, quando il sole è più caldo), del vento presente e della pendenza del terreno (brucia più velocemente un bosco lungo un declivio di una collina o di una montagna, anziché un bosco sito in pianura). In termini reali dal primo focolaio all’incendio vero e proprio possono passare dai 30 minuti all’ora e mezza.  

Un intervento tempestivo in questa delicata fase può scongiurare il disastro. Infatti su di un incendio “basso” bastano pochi volenterosi muniti anche solo di frasche verdi e di un po’ d’acqua per soffocare l’incendio. Sugli incendi boschivi medi e generali, servono squadre specializzate come quelle dei forestali o dei vigili del fuoco.

Per maggiori informazioni visita il sito del

La vegetazione secca costituisce un ottimo combustible

Generalmente gli incendi avvengono in estate, quando da settimane non piove e quando il continuo calore solare fa evaporare buona parte dell’acqua trattenuta dall’humus e dalle piante; in questo caso molte piante del sottobosco si seccano, l’erba ingiallisce e le foglie degli alberi cominciano ad “accartocciarsi”. In questa situazione basta una piccola sorgente di calore per scatenare il disastro.
Nell’Italia del Nord si può innescare un incendio anche in inverno a causa della siccità determinata dall’aria secca e dal vento freddo, che accelera il disseccamento dell’erba e fa evaporare l’acqua trattenuta dall’humus.


Quando la vegetazione è in pieno rigoglio vegetativo l’innesco e la propagazione del fuoco è difficile, gli incendi sono molto rari: la vegetazione idratata (verde, non secca) è un pessimo combustibile.
Nel periodo estivo al centro sud e nel periodo invernale al nord, a causa di periodi prolungati di mancanza di pioggia, cresce considerevolmente la vegetazione secca, che invece è un ottimo combustibile.
Se poi il bosco è abbandonato o trascurato dall’uomo e nessuno provvede alla pulizia con rimozione delle parti legnose secche che continuamente il bosco forma, il potenziale combustibile cresce notevolmente.
A questo si somma che, nei territori abbandonati o non curati, il bosco si riprende spazi aperti, ottimi per interrompere l’incendio, in precedenza  usati per attività quali pascolo o foraggio.
In passato, i diradamenti, le ripuliture, il pascolo disciplinato, eventuali colture ed in alcuni casi anche il fuoco controllato, facevano si che il sottobosco non fornisse esca e nel contempo, la presenza attiva dell'agricoltore e del pastore era garanzia e sicurezza per un rapido intervento anche qualora l'incendio scoppiava.
Cosi, anche quando gli agricoltori, involontariamente potevano essere causa dell'incendio, essi stessi provvedevano a spegnerlo direttamente; ciò era possibile grazie alla cospicua presenza demografica nelle zone di campagna, oggi di contro, fortemente diminuita ed invecchiata.
La situazione e’ ora cambiata, tanto che le operazioni selvicolturali tradizionali sono molto trascurate; e pratiche agronomiche e pastorali, nelle quali si fa uso anche del fuoco, oggi assumono, per i boschi limitrofi ai campi ed ai pascoli, un pericolo costante, poiché l'esodo da tali zone, in particolare quello giovanile, e’ stato massiccio.


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